Invenzione italiana, ubriacatura della societa’ moderna, contestato dai romantici, e vagheggiato dalle scienze non esatte, il metodo scientifico, basato su un circolo virtuoso di ipotesi e verifiche sperimentali, ha sicuramente contribuito all’avanzamento della nostra societa’ (e alle scarse capacita’ relazionali degli scienziati). Ma come si traduce, praticamente, nel nostro complicato ventunesimo secolo?
Gli americani, che non sono sicuramente il popolo che amo di piu’ su questo pianeta, hanno inventato la formula che sto sperimentando al KITP, e che e’ sicuramente tra le piu’ vincenti che abbia visto, dato il modo moderno di fare scienza (mmm… dovro’ ritornare su questo argomento per spiegarmi meglio). L’idea e’ semplice: si prende un gruppo di scienziati interessati alle stesse problematiche, li si sradica dai loro uffici e dalle loro attivita’ quotidiane, li si mette in un bel posto, gli si da’ un nuovo ufficio da dove possano lavorare e rassicurarsi, si offre loro del buon caffe’ gratis, molte lavagne di ardesia (non di plastica), poltrone e divani in stanze panoramiche, li si fa parlare delle loro cose davanti a tutti, ma uno alla volta, in un lungo talk informale dove tutti ti possono interrompere ad ogni momento (che viene filmato e messo a disposizione in podcast in tempo reale), si organizzano attivita’ ricreative dove si possa socializzare e regredire allegramente tutti insieme.
Vantaggi:
1) Si evitano i ritmi tremendi da conferenza dove si sentono 20 talk in un giorno e non si riesce ad andare a fondo
2) Si permette a tutti di portare avanti le attivita’ quotidiane, che vengono ridotte, ma non azzerate.
3) Si va a fondo, c’e’ tempo per spaccare ogni capello in quattro e capire fin nei minimi dettagli le idee di qualcun altro, se si e’ interessati.
4) Ci si sente in vacanza: nel giro di pochi giorni si capisce chi puo’ aiutarti nel tuo lavoro e chi ti sta simpatico. Con i primi si discute in ufficio, con i secondi si va a cena o a camminare in montagna, si diventa amici e si inizia a collaborare.
Svantaggi:
1) Ci vuole tempo. Il programma dura 12 settimane. Io sono qui per 5. Stare meno di tre non ha molto senso, ci vuole un po’ per entrare nel giro. Ancora una volta si assume che uno scienziato sia un monaco dedito interamente al suo lavoro. E se avesse dei bambini piccoli?
Ok, e’ un 4 a 1 secco.
Cosa serve per creare tutto questo? Una struttura organizzata. Personale dedicato: qualcuno che si occupi di visti, posti per dormire e gestisca il flusso di persone che vanno e vengono. Non oltre il proprio lavoro d’ufficio, qualcuno impiegato specificamente per questo. Un posto ameno e non troppo dispersivo. I fondi: ogni partecipante riceve 85 dollari al giorno per coprire le sue spese di vitto e alloggio, i professori e gli organizzatori di piu’. Burocrazia ridotta.
Ma in Europa, una cosa cosi’, e’ proprio impossibile?
Uh, tu pensi alla ricerca in Europa, a me viene in mente l'organizzazione nelle aziende italiane (per la breve esperienza che ho)...
ReplyDeleteAnche qui, fin troppo spesso, con gli orari ed i ritmi che ci sono, pare si assuma che un lavoratore sia un monaco senza figli e senza vita e affetti al di fuori del lavoro.
Ad esempio, una mia amica che ha da poco avuto una bimba faceva fissa dieci ore e più di lavoro al giorno finanche all'ottavo mese di gravidanza (e la sua è un'azienda dove ci si trova bene).
Ma questo è un altro mondo ed un altro paese.
Comunque, mi manca davvero tanto l'atmosfera della ricerca, per quei pochi anni che (e per quel luogo in cui) ho avuto occasione di respirarla...
Bea