Monday, April 11, 2011

Radio


Nei lunghi viaggi in macchina degli ultimi giorni, ho esplorato il panorama radiofonico americano. Ci sono moltissime stazioni, qualcuna mette ottima musica, molte altre meno, e fin qui tutto normale. Il primo stupore mi e’ venuto dal sentire stazioni completamente in altre lingue, soprattutto spagnolo per i tantissimi messicani residenti in California (da noi ve le immaginate?), comprese di chiamate dal pubblico. Ne ho trovate alcune anche in russo e cinese.
La parte piu’ interessante e’ pero’ sentire le radio religiose “di destra”. Non esiste un parallelo italiano. Forse un misto tra radio maria e radio radicale, che pero’ interessano solo una fascia ristretta degli ascoltatori e sono accolte con un sorriso divertito dalla maggioranza. La differenza sta nel fatto che queste radio americani danno voce ad opinioni impresentabili in Europa.
Cerco di spiegarmi: queste radio dividono il loro tempo tra lunghissime omelie che partono dalle Scritture ma arrivano velocemente alla politica, e dibattiti come la rubrica “defending the Truth” (difendere la Verita’), in cui le tesi di tutti quelli che non la pensano come loro vengono sofisticamente smontate. Spesso gli oratori mettono una foga immane nei loro messaggi e interrogano il pubblico retoricamente, situandosi molto lontani dalla mia idea del placido e conciliante curato di campagna che cerca di mettere d’accordo tutti. Le tesi vanno dall’apocalittico (siete pronti per quando gesu’ arrivera’ come un ladro?) alla diffamazione del corano (definito un libro pieno di odio) all’affermazione chiara e netta della superiorita’ cristiana su tutte le altre culture e religioni. Rispetto per il diverso? Non pervenuto. Amare il prossimo tuo? Solo se fa quello che faccio io. Spesso gli interventi del pubblico, spesso apertamente razzista oltre che perbenista sono conclusi dal conduttore con un “thank you, you are a great american” (grazie, sei un grande americano). Come se un nero o un buddista non potesse esserlo.
Ora, mi rendo conto che questi sentimenti albergano nella pancia di moltissime persone anche da noi: la paura del diverso, le mille difficolta’ di una societa’ che diventa velocemente multietnica senza esserlo mai stata. Credo pero’ che il ruolo della religione sia di smussare questi sentimenti, predicando l’amore e la fratellanza, aiutando a trovare soluzioni pacifiche a problemi oggettivi (vedi il centro San Giorgio a Bergamo, o il grandissimo lavoro delle tante associazioni di volontariato). Qui invece la religione diventa una bandiera dietro alla quale combattere, come e’ tristemente stato da noi secoli fa: il fedele diventa un soldato il cui imperativo e’ evangelizzare il prossimo, sentendosi portatore di una cultura superiore e dell’unica possibilita’ di salvezza.
Vedendo questi atteggiamenti, diventa difficile per molti riconoscersi in quella comunita’ di credenti, e si capiscono molto bene gli atteggiamenti sospettosi verso la cristianita’ in generale da parte di esponenti di altre religioni o semplicemente da persone di buon senso, se questa e’ l’immagine che arriva all’esterno: ricordate che questi urlano, mentre le persone di buon senso parlano sommessamente. E diventa impossibile mettere in prospettiva i fatti piu’ negativi della nostra religione, dai numerosi casi di pedofilia, all’anacronistica condanna della contraccezione, il supporto in america da alcuni a tesi folli come il creazionismo (opposto all’evoluzione) o anche solo ad alcune guerre.
Con il senso di superiorita’ spirituale del cristianesimo si annoda la certezza della superiorita’ morale dell’America, in una visione imperiale dove la liberta’ dell’individuo e’ l’unico valore  che conta (e l’uguaglianza? e la solidarieta’?) e l’esportazione del modello americano (ovviamente il migliore possibile) una priorita’ assoluta. Una frase mi ha colpito: “mi hanno sempre insegnato che, quando sentivo notizie di tragedie o eventi funesti, la domanda che mi devo fare e’: io come posso fare in modo di migliorare le cose?”. Lodevole intenzione, che per noi si tradurrebbe nel mandare soldi per il terremoto giapponese, o finanziare il lavoro missionari o organizzazioni come emergency. Ho il sospetto che per questa pericolosissima gente l’azione migliore sarebbe andare con l’esercito e spazzare via tutto quello che non va, e magari affidare tutto all’America, che sa gestire le cose meglio di tutti. Il problema e’ che questa gente ci crede davvero e pensa che il miglior regalo che possano fare ad uno straniero e’ quello di farlo diventare americano.

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