Monday, March 21, 2011

Big Sur


Due fine settimana fa e’ partita un’altra gita spontanea, proposta da me e Marco, raccolta da Armita (Iran) e Julia (UK) e realizzata all’ultimissimo momento dall’unico dotato di macchina, Michael, professore tedesco dalla mascella sproporzionata che raccomanderei a qualunque regista per il ruolo di ufficiale nazista. La compagnia si e’ rivelata sorprendentemente ben assortita: Michael, un tedesco molto rilassato e amante del caldo, ha passato un anno a Roma da studente (“un casino” nelle sue parole) e ha il classico amore teutonico per il paese dei limoni, le due ragazze sportive e simpatiche.
Obiettivo: Big Sur, “il Grande Sud”, che in realta’ sta a nord di dove siamo noi. La parola indica una zona piuttosto che una localita’ precisa: una costa scoscesa e selvaggia (stile amalfitana, ma senza paesi) di circa 200km, percorsa da una stradina tutta curve, spesso a picco sul mare, piena di parchi naturali sull’oceano e spiagge. Il grande merito di questa zona e’ quello di essersi preservata dal turismo di massa (nonostante sia solo 150km a sud di San Francisco), probabilmente grazie a un’aura hippie e quasi mistica che l’ha resa famosa tra gli scrittori della beat generation. Ci si  trovano infatti solo campeggi, spartanissimi hotel, un posto in cui si puo’ dormire sulle piante, caffe’ con vista sul mare e musica ambient, una biblioteca dedicata ad Henry Miller, e una natura meravigliosa.
Il clima, rispetto a Santa Barbara, e’ molto piu’ umido, e la natura verdissima in questa stagione. Le spiagge si aprono tra gli scogli, enormi e vuote, e le onde rotolano maestose sulla sabbia bianchissima, creando l’ambiente ideale per il surf (e tremendo per la spiaggia all’italiana), tra i cavalloni e l’acqua gelida.
E sono proprio le spiagge ad essere le principali attrazioni: quella di Piedras Blancas ospita un’enorme colonia di elefanti marini, con i soliti pensionati volontari che danno informazioni. Ce ne sono circa 15000, e non si puo’ fino al mare proprio per non disturbarli. Una fila di corpaccioni grassi prendono il sole placidi con quell’espressione beata che hanno le foche quando dormono, e sembrano grandi quanto foche normali, finche’ un volontario ci spiega che stiamo guardando cuccioli di 4 settimane (tutti abbondantemente sopra il quintale). I maschi hanno quasi tutti lasciato la spiaggia (sono animali attivissimi, nuotano 15000km all’anno e si immergono fino ad un chilometro sott’acqua), ma ce  n’e’ ancora qualcuno. In effetti, si scorge una specie di sottomarino gigante, diametro di un metro e lunghezza almeno cinque, con un nasone a proboscide. Fa impressione, pesera’ due tonnellate e quando si muove sulla spiaggia e’ molto veloce (l’accesso e’ proibito anche per la pericolosita’ di questi bestioni): le lotte per l’accoppiamento, tra novembre e genaio, devono essere veramente spettacolari.
Ci fermeremo in molte altre spiagge: nel Julia Pfeiffer Burns park, dove una cascata finisce direttamente sulla sabbia, a Point Lobos, dove stazionano leoni marini e le bellissime e pelose lontre di mare, che nuotano sul dorso e aprono conchiglie con i sassi. Abbiamo saltato, per motivi di tempo, Pfeiffer beach dove dovrebbe esserci sabbia viola in altro paesaggio idilliaco.
Pernottiamo a Monterey, cittadina carina ma molto turistica (questa si’ invasa dalla gente della Silicon Valley), passando da Carmel, sede della missione dedicata a  San Carlo Borromeo (!). Il giorno dopo seguiamo il consiglio in uno dei rangers nei parchi e ci dedichiamo ad una passeggiata a Garrapata, che nessuno si fila ma dalle montagne si ha una bellissima vista sull’oceano e sulla valle dall’altra parte. Vegetazione a macchie, costellata di fichi d’india, ma intorno al ruscello crescono alte le sequoie: begli alberi, imponenti, il tronco dritto messo in evidenza da una chioma molto stretta. Dalla cima, si vedono in lontananza (con il binocolo di Julia e un po’ di fede) gli spruzzi delle balene che migrano verso nord.
Bel fine settimana, non solo per le bellezze naturali: visto che gli scienziati sono uomini in fin dei conti, le interazioni sociali contano molto. Due giorni a scarpinare, chiacchierare e condividere con altri scienziati porta naturalmente alla fatidica frase “se passi da (dove sto io), vieni a trovarmi!”, cioe’ fai un talk, parla con i miei studenti e facci sapere quello che fai, che poi andiamo a mangiare fuori a spese dell’universita’. Visto che mi stai simpatico, se troviamo qualcosa di sensato, cerchiamo di lavorare insieme. Le piu’ produttive collaborazioni nascono cosi’.















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