E’ sempre difficile cercare di raccontare una citta’ cercando di evitare un elenco di cose viste, che si possono tranquillamente trovare in una guida turistica. Scrivero’ piuttosto un paio di aspetti che mi hanno colpito, opinioni assolutamente personali su San Francisco, meta della nostra penultima gita del fine settimana.
Prima di tutto, qualche fatto: e’ una citta’ piuttosto grossa (dimensione di Milano) e piuttosto lontana da Santa Barbara, circa 500km a nord, facilmente raggiungibile con l’autostrada 101, la Pacific Highway che collega la costa americana da nord a sud. Deserta, e piuttosto noiosa, si intasata di traffico vicino a San Francisco, quando si attraversa la famosa silicon valley. Le uscite sono localita’ note a chiunque si occupi di informatica: Cupertino (sede di Apple), Mountain View (Google), Palo Alto (Universita’ di Stanford), Santa Clara (Intel), e molte altre.
Pochi chilometri piu’ in la’, San Francisco si trova su una penisola che chiude una grande baia, e’ circondata su tre lati da acqua, ed ha quindi un clima sempre fresco e piuttosto piovoso. La prima cosa che si nota sono le colline, il paesaggio mosso e le strade che si ostinano ad essere una griglia perpendicolare, creando pendenze paurose su cui si fatica anche a camminare: quando una macchina si tuffa in questi precipizi, sembra che scompaia nel vuoto: per parcheggiare serve un cuneo per evitare di finire giu’. Ottimi i trasporti pubblici, tra cui spiccano i tram storici riciclati da altre citta' (ci sono anche quelli milanesi!) e le filovie che risalgono le pendenze proibitivi, su cui si puo' viaggiare attaccati all'esterno.
Citta’ ricca, cara, fortemente multietnica, molto viva, piena di locali e ristoranti, con una grandissima popolazione orientale: oltre alla chinatown piu’ grande di america, c’e’ anche una japantown, un quartiere messicano (Mission) pieno di murales, uno italiano (North Beach), dove mi vedo Juventus-Milan mangiandomi ottimi gnocchi alla salsiccia, un coloratissimo quartiere hippie pieno di negozi alternativi e fumerie e uno dedicato alla cultura gay, con teatri e locali.
Al porto, alla fine di un molo, una colonia di leoni marini occupa delle piattaforme di legno, che ora sono di loro proprieta’. Vietatissimo dar loro da mangiare, sono animali in liberta’ e si devono arrangiare; per riprodursi si fanno una bella nuotata fino alle isole nei dintorni di Santa Barbara. I maschi si buttano giu’ dalle piattaforme a vicenda mentre le femmine dormono, sembrano addestrati da un circo, e hanno facce molto tenere, tra il solenne e l’assonnato.
Il centro (“downtown”) e’ il solito concentrato di negozi luccicanti, fiancheggiato dai grattacieli del quartiere finanziario, dove ci sono le banche, e da qualche museo carino, ma niente di piu’. Il terremoto del 1906 ha raso al suolo la citta’, che ora e’ tutta piena di casette di legno. Belli i parchi, immensi, degradanti sulla spiaggia e pieni di attrazioni e di zone pic-nic. Bellissimi i ponti (tra cui il famoso golden gate) che collegano la penisola con le altre parti della baia, tra cui spunta l'isoletta di Alcatraz.
Ma quello che rende San Francisco cosi’ speciale, secondo me, e’ l’atmosfera rilassata e creativa. L’equivalente europeo piu’ vicino potrebbe essere Amsterdam: una citta’ liberale, aperta, provocante, piena di artisti, librerie frequentate da gente che legge libri e li discute, iniziative sociali, un’enorme e feconda comunita’ gay, l’audacia di cercare verso nuove direzioni, che ha avuto un culmine 50 fa e di cui ancora si sentono gli echi. Infatti, qui e’ nato il movimento beat (su cui tornero’), con i vari Henry Miller, Jack Kerouac, artisti duri, sbandati, drogati, ma con un grandissimo talento e la determinazione ad sfidare le leggi della convivenza civile.
Sicuramente non una letteratura per benpensanti, ma che ben s’intona con una citta’ che lotta per i diritti delle minoranze e ha il coraggio di proporre cose nuove. Che e’ attiva, ma senza l’altezzosita’ e i ritmi forsennati della costa est. E tutto questo a stretto contatto con alcune delle idee piu’ originali e produttive della nostra societa’ moderna, che proprio qui sono state sviluppate, portando barcate di soldi ai loro inventori e generando una vera e propria nuova economia. Una combinazione estremamente interessante, che fa finora di San Francisco la citta’ che piu’ mi e’ piaciuta in America. Peccato per il clima piovoso.
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