Il concetto americano di parco naturale, soprattutto qui nel selvaggio west, e’ molto diverso da come me lo aspettavo. Un parco naturale e’ una grande area protetta, in cui non si puo’ edificare o vivere: vi si accede attraverso una o piu’ strade, dove si arriva ad una barriera, e si paga un pedaggio. I prezzi sono irrisori: da $8 a $25 per macchina per settimana, abbonamenti annuali intorno ai 30-40 e un convenientissimo pass di un anno per tutti i parchi americani a $80.
A poca distanza dalle entrate si trova un visitor centre, dove gentilissimi rangers ragguagliano i turisti sulle condizioni meteo e dei sentieri, e sulle cose da vedere. Sempre ci sono cartine a disposizione, acqua potabile (fondamentale per riempire le borracce nei deserti), quasi sempre grandi e chiari pannelli illustrano la fauna, la flora e la geologia del parco, e a volte ci sono veri e propri musei o piccoli cinema per vedere filmati illustrativi. Gli affabili ranger organizzano attivita’ e lezioni all’aria aperta durante il giorno. Spesso ci sono uno o piu’ campeggi a disposizione, molto spartani: piazzole con qualche bagno a fossa biologica (ma pulitissimi e forniti di carta igienica); non si puo’ prenotare, ma in questa stagione si trova posto facilmente, basta compilare un modulo, mettere $10 in una busta e piantare la tenda.
Il parco si gira in macchina, con limiti di velocita’ bassissimi e ferrei che danno l’impressione di essere su una specie di trenino panoramico. Nei punti di maggiore interesse ci sono parcheggi o piazzuole per accostare, con altri pannelli illustrativi, metodicamente segnalati sulla mappa.
I sentieri sono elencati e caratterizzati con dettaglio maniacale: lunghezza in miglia, dislivello, descrizione, bagni all’attacco. In generale, le camminate sono di una facilita’ sconvolgente, alcune addirittura accessibili alle carrozzelle. I ranger, d’altro canto, sono terroristici: non vogliono avere nessun problema con persone che si mettono nei guai, quindi esagerano grandemente la difficolta’ e le pessime condizioni di un sentiero, anche quando basta un’esperienza minima per cavarsela senza problemi.
Un grande risultato: portare la natura alla portata di tutti, renderla accessibile agli handicappati (parcheggi e bagni separati ovunque), sensibilizzare la gente sui problemi ecologici. L’effetto collaterale e’ pero’ il rischio di trovarsi turisti obesi con coca cola e patatine su un sentiero impegnativo e poi doverli andare a salvare. Da qui il terrorismo, compresi macabri pannelli a descrivere i sintomi della disidratazione, del congelamento, o a spiegare perche’ qualcuno e’ morto proprio su questo sentiero.
Mi vengono in mente i nostri rifugisti, che (a volte con non poca incoscienza) spediscono camminatori non esperti su sentieri esposti, impegnativi o anche solo molto faticosi con una pacca sulla spalla e un forza e coraggio. Forse la differenza sta nella convinzione diffusa da noi che la montagna e’ un ambiente pericoloso, da affrontare con attenzione, equipaggiamento adeguato, spesso al di la’ delle possibilita’ di un neofito. Qui invece, si puo’ tranquillamente scendere dalla macchina, fare cento metri a piedi, avere una vista bellissima, scattare una fotografia, risalire in macchina e ripartire: la montagna non e’ temuta quanto si dovrebbe.
La conferma mi viene dalla difficolta’ con cui vengono dati i sentieri: easy (facile) vuol dire al massimo 500m in piano; moderate (moderata difficolta’) sono un paio di km con qualche minimo su e giu’; strenuous (difficile) e’ qualsiasi cosa con piu’ di 300m di dislivello o 6km di lunghezza. La difficolta’ del sentiero viene quindi giudicata sulla fatica che si fa per percorrerlo, piuttosto che sui requisiti tecnici necessari per affrontarlo. Faccio un esempio: la salita al tipico rifugio orobico (1000m di dislivello, 3ore di cammino) e’ sempre considerata facile, anche quando si fa una fatica boia, perche’ non richiede nessuna capacita’ particolare, a parte fiato e gambe. Escursionismo medio significa gia’ un sentiero esposto, qualche breve tratto attrezzato con catene o scalette e sicuramente richiede mancanza di vertigini e piede sicuro. Difficile sono poi le vie ferrate, che richiedono attrezzature speciali. Fate voi il confronto.
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