Thursday, March 24, 2011

Hearst Castle


Appena sotto il Big Sur, sorge un castello, costruito da un certo William Hearst. Perplessita’. I castelli in Europa venivano creati dai nobili per difendere la popolazione, o dai re per divertirsi. In America questa classe sociale non e’ mai esistita: cosa ci fa un castello qui? Fortunatamente, la visita guidata risponde a questa e ad altre mie domande, oltre ad offrire un’interessante prospettiva sull’America.
William Hearst era una specie di Silvio Berlusconi americano: proprietario di riviste, giornali, case cinematografiche, un impero mediatico in parte ereditato dal padre in parte espanso da lui, con grande fiuto. Stiamo parlando della prima meta’ del XX secolo, Hearst sa intuire le possibilita’ dei nuovi mezzi di comunicazione (il telefono prima di tutti) e rivoluziona il modo di fare informazione, utilizzando uno stile piu’ aggressivo e sensazionalistico dei suoi predecessori. Diventa incredibilmente ricco, e decide di costruire una dimora sensazionale, sentendosi un po’ un re americano. Nella sua proprieta’ di 500km quadrati (!!!) sceglie una collina con vista oceano e ingaggia una meticolosa architetta, con cui descrive con minuzia ossessiva ogni dettaglio della costruzione, spesso cambiando le sue idee in corso d’opera. La riempie di oggetti antichi e capolavori, che paga una fortuna. Allestisce uno zoo privato (le pronipoti delle zebre originarie scorrazzano ancora libere per il parco), un ranch per produrre carne e latte, terreni per coltivare per frutta e verdura e un aeroporto privato.
L’effetto complessivo e’ un po’ disneyland, perche’ il maniero e’ recente, e lo stile spagnoleggiante, ma ha un suo perche’. La casa sembra una cattedrale, alla piscina mancano solo le ninfe e i tritoni vivi, il lusso e’ squadernato ad ogni angolo, con  un effetto generale che evita le stonature, e probabilmente ricorda quello che doveva essere una dimora regale in europa nel XVII secolo, con in piu’ le comodita’ moderne come elettricita’ e acqua corrente.
Hearst aveva quasi sempre ospiti famosi a casa (molti attori dalla vicina hollywood), li intratteneva alla sera, ma richiedeva loro un comportamento esemplare: ubriachezza o defezioni a cena non erano tollerate. Churchill lo defini’ un ragazzino viziato con un brutto carattere, alla presa con i giochi piu’ costosi del mondo. Io preferisco considerarlo una versione moderna del sogno americano, che, come Franco Cardini ha splendidamente catturato, ha due tipi di eroi: il pioniere che sfida la natura selvaggia e la vince, e il magnate, che crea dal nulla un impero economico e costruisce una fortuna. Confrontateli con i nostri eroi, i vari Garibaldi, Dante: in America gli intellettuali e condottieri stanno comunque un gradino sotto la scala sociale, forse perche’ non definiscono uno specifico americano.
Ultima considerazione: l’esibizione di questa opulenza esagerata sconfina facilmente nella cafoneria, e Hearst si arresta giusto un passo piu’ indietro. Lo stesso non si puo’ dire di molti altri californiani: ho visto molti piu’ tatuaggi, motorone scoppiettanti, autoradio ad alto volume e mancanza di gusto qui che non sulla costa est, sotto l’influenza dell’european chic.








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