Tuesday, March 1, 2011

Natura


La settimana scorsa sono stato invitato a pranzo a casa dei genitori di una mia amica, originaria di Santa Barbara, per poi fare una passeggiata nelle montagne sopra la citta’. Lei e’ una veterinaria, lavora a Los Angeles e studia le malattie dei leoni di mare (ce ne sono tantissimi da queste parti); l’anno scorso e’ venuta nel nostro gruppo a Glasgow e abbiamo condiviso l’ufficio: una ragazza amichevole, ospitale e solare, che ha pensato fosse una buona idea mettermi in contatto con i suoi genitori, nel caso avessi qualche emergenza.
Il padre di Katie e’ un famoso chirurgo e vive in una villa da mille e una notte sulle colline, con enormi vetrate che danno su un panorama mozzafiato e l’oceano. Una famiglia ebrea abbiente e molto ospitale, che riceve il New York Times ogni mattina, ha una cantina climatizzata con vini francesi vecchi di mezzo secolo, sembra aver viaggiato in ogni paese del mondo ed avere un opinione su qualsiasi argomento di conversazione, snocciolando considerazioni argute senza la minima traccia di entusiasmo. Molto diversi dalla figlia, con la quale pero’ mi sembra condividano il buon cuore.
Partiamo in macchina verso un canyon che ci porta all’attacco del sentiero: direzione Montecito Peak, poco meno di mille metri, per posizione e morfologia mi ricorda il nostro Canto Alto. La vegetazione e’ rigogliosa e lussureggiante, e varia con l’altitudine: si passa dai palmeti e gli eucalipti giganteschi della costa, ai limoni e agli aranci dell’interno, le querce delle colline e la macchia mediterranea (ora verde ma presto bruciata) in quota. In basso, peschi sono in fiore da un po’, circa un mese prima che a Pavia. Questa zona della California e’ un grosso produttore di frutta, frutta secca (presente le prugne?) e fiori. Il colpo d’occhio mi ricorda le parti piu’ umide della Sicilia, con colori puri di alberi sempreverdi, la costa frastagliata in cui si aprono spiagge solitarie, e gli occasionali ficus e agavi nei posti piu’ secchi.
L’ultimo pezzo del sentiero e’ molto ripido, ma il panorama da Montecito peak e’ fantastico. Io, ovviamente, ho dimenticato la macchina fotografica, ma lascio il mio nome e una preghiera nel libretto custodito in una valigia impermeabile (le cime mi hanno sempre reso mistico). In ombra rimangono rimasugli di neve, caduta durante la bufera del giorno prima, per la grande sorpresa di Katie, che a sua memoria non ne ha mai vista cosi’ in basso.
Nonostante la presenza umana sia considerevole, la gente si sparge su un’area molto ampia (non ho visto un singolo condominio finora!), lasciando cosi’ l’impressione di essere sempre a contatto con la Natura, tra i profumi degli alberi e le stelle terse nelle strade buie.  Devo ammettere che mi piace molto. Penso che, una volta pagato lo scotto di vivere dipendenti dalla macchina, si guadagna in tranquillita’ (il traffico e’ praticamente inesistente, e disciplinatissimo, i quartieri silenziosi come monasteri), e in contatto con il verde. E la natura selvaggia, quella dei parchi, e’ a poche ore di macchina.





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